Se realizzare un cartone animato può sembrare una cosa divertente, essa nasconde però un lavoro di grande precisione e professionalità, dove ogni passaggio richiede esperienza e talento. Sentite cosa ci racconta Alberto Alvoni, che per Matì e Dadà si è occupato di tutta la parte di storyboard e della direzione delle animazioni, coordinando un team di oltre 20 animatori!
Alberto, tu hai lavorato agli storyboard di molte delle serie a cartoni animati di maggior successo prodotte in Italia: innanzi tutto, cosa significa fare lo storyboard di un cartone animato?
Ciao a tutte/i! Immaginate di avere di fronte a voi sul tavolo una sceneggiatura, i personaggi e le scenografie disegnate, ora il vostro lavoro come storyboardisti consiste nel raccontare questa storia attraverso immagini, più precisamente inquadrature, ciascuna un piccolo quadro dove personaggi e ambienti recitano, ogni piccolo particolare è studiato e sistemato apposta per narrare e trasmettere una emozione. Lo storybordista è attore, fotografo, regista, arredatore e costumista, o almeno questo è ciò che vorremmo e dovremmo essere.
Che particolarità hai riscontrato ne L’Arte con Matì e Dadà rispetto ad altre serie, e quali le difficoltà nell’affrontare il lavoro sul progetto? Il target di bimbi così piccoli ha condizionato le tue scelte?
Lavorare nel mondo dei cartoni animati non è sempre così magico come sembrerebbe, raramente riesci a lavorare su qualcosa di cui puoi andare al 100% fiero, a volte quando ti chiedono su che cartoni hai lavorato, ometti volontariamente qualche produzione…beh di aver lavorato su Matì e Dadà sono proprio orgoglioso, riuscire a partecipare a un progetto che mette insieme l’animazione e la storia dell’arte, ti fa tirare un sospiro di sollievo, ti
rappacifica come disegnatore e animatore con millenni di storia dell’arte, è un po’ come tornare in famiglia…esagerato?…beh, entrare nei quadri famosi e vederli animati è comunque troppo forte, ci voleva. Il target della serie mi ha condizionato relativamente, una volta comprese le esigenze della regista, mi sono sempre sentito molto libero di provare e sperimentare soprattutto in fase di storyboard.
Per il tuo ruolo di direttore della animazioni, hai lavorato con Achtoons e con uno studio di animatori in India. Come era organizzato il lavoro? Che tipo di indicazioni fornivi? Come hai fatto recitare i due personaggi di Matì e Dadà? Sei soddisfatto del risultato?
Lavorare con l’estero non è un problema, è una prassi abbastanza frequente in questo campo, certo la distanza a volte rende poco partecipi e consapevoli i collaboratori, che a volte eseguono il compito e basta, direi però che stavolta ce la siamo cavati egregiamente. Noi inviavamo lo storyboard, loro preparavano le scene con scenografie e animazione dei personaggi, io controllavo che il risultato fosse conforme alle nostre esigenze, inviando eventuali correzioni. Il mio percorso professionale come animatore è di stampo tradizionale, quindi fogli e matita, a volte ho fatto fatica a digerire la scarsa mobilità espressiva e anatomica del personaggio, nella quale l’animazione al computer ogni tanto ti confina, questo però è un conflitto molto personale tra l’animatore e la singola scena o il singolo disegno e considerando che in un secondo di animazione ci sono mediamente una dozzina di disegni, posso allora dire che il risultato finale è stato soddisfacente. Credo di poter dire che abbiamo fatto tutti un buon lavoro!
Alberto Alvoni, artista e professionista del cinema d’animazione, si forma come animatore al Senior College Ballyfermot a Dublino lavorando per gli studi Disney e collabora in qualità di storyboard artist ed animatore a molte produzioni italiane di successo, lavorando con studi come Gruppo Alcuni, Graphilm, Animoka, CyberGroup e, naturalmente, Achtoons.